Mutui per gli Under 36, cosa cambia?

E’ stato appena cambiato il meccanismo che regola i mutui fissi al 100% destinati agli Under 36. Una tipologia di mutuo che nei fatti risultava assente sul mercato a causa degli aumenti dei tassi di interesse. Questa svolta si deve a un emendamento al Decreto Aiuti-ter del Governo. Per comprendere cosa sia cambiato nella pratica, Facile.it ha fatto alcune simulazioni scoprendo che, con le nuove regole, almeno sulla carta le banche potranno tornare a erogare questo tipo di finanziamenti e i giovani potrebbero accedere a tassi migliori e rate più basse di almeno 100 euro rispetto ai mutui attuali. Il problema però è il tempo, dati che questa possibilità scadrà il 31 dicembre 2022. 

Una finestra temporale breve

“È positivo che il Governo sia intervenuto; grazie alle nuove regole, in linea teorica, viene dato agli istituti di credito un margine più ampio per tornare a proporre questo genere di finanziamenti” ha dichiarato  Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it. “Ma il tempo è davvero pochissimo visto che il provvedimento sarà valido solo per coloro che sottoscriveranno la richiesta di accesso al Fondo Garanzia Prima Casa tra l’1 e il 31 dicembre 2022”.
La finestra temporale potrebbe essere troppo breve per avere un impatto significativo sul mercato; sebbene alcune banche stiano già valutando la possibilità di tornare a proporre questi prodotti, non è detto che tutte lo faranno e, in ogni caso, anche dal punto di vista della domanda da parte degli aspiranti mutuatari, i tempi per fruire dell’opportunità sono strettissimi.

Come funziona il nuovo meccanismo?

Il meccanismo in vigore per il mese di dicembre prevede, di fatto, un aumento del tasso massimo a cui potranno essere proposti i mutui fissi agevolati tramite Fondo Consap; oggi il tetto è stabilito trimestralmente da Banca d’Italia attraverso il cosiddetto TEGM (Tasso Effettivo Globale Medio) che, fino a fine anno, sarà pari a 3,20%.
Con la nuova norma, invece, tenendo conto delle attuali condizioni di mercato, Facile.it ha stimato che la soglia massima salirebbe a 4,48%. Nel dettaglio, il valore è stato calcolato considerando che il meccanismo approvato prevede che il tasso soglia sia determinato dal TEGM (come detto pari a 3,20% fino a fine anno) maggiorato di una percentuale “extra” ottenuta come differenza tra l’IRS medio a 10 anni del mese precedente all’erogazione del mutuo (3,15% per il mese di ottobre) e l’IRS medio a 10 anni del trimestre in cui è stato definito il TEGM in vigore (quindi aprile-maggio-giugno, pari a 1,87%). Nel nostro caso, quindi: 3,20% + (3,15%-1,87%). Questo dovrebbe dare alle banche un margine più ampio per tornare a proporre agli Under 36 anche i mutui agevolati a tasso fisso al 100%.

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Smartworking: solo un’azienda su tre oggi lo propone

L’organizzazione aziendale è una priorità, ma se il lavoratore è interessato a forme di lavoro agile, come lo smartworking, è bene sapere che oggi viene proposto ‘solo’ da un’azienda su tre.
Sono i risultati dell’ultima ricerca dell’ufficio studi di Fòrema, l’ente di Assindustria Venetocentro, sui comportamenti di 160 aziende venete, soprattutto del settore metalmeccanico, relativamente all’employer branding. Gli hr manager sottolineano il fatto di offrire la piacevolezza e la sicurezza dei luoghi di lavoro (78%), oltra alla cultura e al modello organizzativo adottato (65%). Quanto ai vantaggi contrattuali e gli incentivi economici, per le aziende prevalgono tre aspetti chiave: stabilità del rapporto (100%), solidità economica e finanziaria dell’impresa (97%), e basso turn over (82%). 

Cultura aziendale e valore delle competenze

Agli ultimi posti, invece, la distribuzione di utili ai collaboratori (9%), la concessione di ferie o permessi aggiuntivi rispetto al CCNL (26%) e l’utilizzo estensivo di forme di lavoro agile (33%).
Sul tema degli ambienti messi a disposizione dall’azienda, il panel mette al primo posto (96%) la piacevolezza del luogo di lavoro, seguito dall’innovatività degli strumenti e delle tecnologie utilizzate (85%), dall’accessibilità della sede (74%), e dagli spazi condivisi (22%). La cultura aziendale si focalizza invece sul valore dell’esperienza offerta in termini di competenze e appetibilità (85%), sulla trasparenza della comunicazione interna (81%), e sull’accesso a percorsi formativi e meritocrazia (76%).

Le dimissioni non preoccupano

Al contrario, interessa relativamente poco la strutturazione di gruppi di lavoro interni (33%) e la realizzazione di piani per l’inclusione sociale (41%). Il rapporto con il territorio poi è decisivo, e il capitale reputazionale che il dipendente ottiene lavorando per una società è fondamentale. Si registra una forte polarizzazione sul capitale reputazionale dell’azienda (89%) e dei collaboratori (63%), seguite dalle azioni concrete per la tutela dell’ambiente (62%). Meno rilevanti le attività rivolte direttamente alla cittadinanza (35%) e al sociale (48%). Il 41% delle aziende intervistate afferma poi di non avvertire in misura preoccupante processi di dimissioni legati al turn over. Solo il 15% registra numeri in ascesa.

Un mix di leve per attirare i collaboratori

Per attirare collaboratori le aziende utilizzano un mix di leve. Sono rari i casi di azioni e benefici concreti messi in campo valutati come inutili o non percorribili. Sul tema della comunicazione del valore, i tirocini sono il canale principale per far conoscere l’azienda e incontrare potenziali collaboratori. Ma in generale le aziende comunicano il valore in maniera informale (passaparola dei dipendenti) e tradizionale (sito aziendale, spesso Linkedin) e in autonomia (fatte salve le ricerche specifiche di personale). Per quanto riguarda la fase di licenziamento (offboarding), la maggioranza delle aziende si occupa dell’uscita dei collaboratori in maniera informale.

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Merenda, come la vive la Generazione X?

È il segmento più ampio della popolazione italiana: 15 milioni di persone, il 25%. Si tratta della Generazione X, quella dei nati dal 1965 al 1980. Più concreti e meno sognatori dei Baby Boomers, sono cresciuti nella stagione d’oro delle merendine, ovvero, a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Ma oggi come è il loro rapporto con lo spuntino? Tre Gen X su 4 (76%) fanno merenda almeno una volta giorno, e nella top five dei prodotti più consumati ci sono frutta (62%), yogurt (52%), biscotti (39%), crackers (39%), merendine confezionate (32%), e dolci fatti in casa (22%). Sono alcuni risultati dell’indagine Generazione X: merenda e stile di vita, commissionata da Unione Italiana Food a BVA DOXA.

La merenda di ieri e di oggi 

La metà degli italiani appartenente alla Generazione X (50%) alterna lo spuntino dolce a quello salato, il 35% fa una merenda sempre e solo dolce, mentre il 15% salata. Per il 59% la merenda si fa sempre casa, mentre per il 41% fuori casa: in ufficio (35%), all’aria aperta (4%) oppure on the go (2%). Tornando indietro nel tempo, la merenda della Generazione X da bambini era un po’ diversa. Al primo posto tra gli alimenti più consumati c’erano proprio le merendine (50%), che attraversavano una fase di affermazione del prodotto, seguite da biscotti e panino salato. La frutta era l’alimento preferito solo per 1 italiano su 4 (24%), mentre riscuoteva molto consenso ‘pane e pomodoro’ (25%), un grande classico della tradizione della merenda casalinga di una volta.

Merendine: le consumano 8 italiani su 10

Oggi 8 italiani su 10 dai 42 ai 57 anni di età (83%) consuma le merendine, e il 53% lo fa almeno 1-2 volte a settimana. La Gen X ama alternare quelle da tempo presenti a scaffale con quelle nuove (63%), il 28% è rimasto legato ai grandi classici, e il 14% ama le nuove merendine lanciate sul mercato. Il 9% invece non ha cambiato gusti: consuma soltanto quelle che consumava da bambino. Per 6 italiani su 10 della Generazione X, le merendine sono tra i prodotti alimentari più iconici, superando prodotti dal grande legame affettivo come patatine (47%), gelati (41%), chewing-gum (31%), snack dolci (23%), caramelle (22%) e pop-corn (16%).

Il vantaggio della porzionatura

Per gli adulti di oggi della Generazione X, bambini negli anni ‘70/’80, le merendine hanno rappresentato in primo luogo un prodotto divertente oltre che buono, legato al mondo delle sorprese e delle raccolte punti (39%). Già allora era un’alternativa pratica e porzionata per la merenda a scuola e fuori casa (33%). Per il 30% della Generazione X l’affermazione delle merendine è stata una novità assoluta che ha rivoluzionato il momento della merenda, a quei tempi basata principalmente su cibi fatti in casa. E per 1 su 4 (25%) la merendina ha rappresentato il comfort food che ha accompagnato molti ricordi e situazioni legati alla gioventù.

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