Natale 2021: quest’anno sotto l’albero meglio una gift card

Con il lockdown abbiamo scoperto la comodità dell’e-commerce, e lo shopping affollato vale solo per guardare le vetrine e farsi venire un’idea. Infatti sotto l’albero mettiamo una gift card, il nuovo modo di fare il regalo di Natale. Un tipo di regalo che quest’anno sta riscuotendo molto successo anche in Italia, per lasciare la libertà a chi lo riceve di spendere i soldi come meglio crede. A Natale quest’anno gift card per ogni tema, quindi, come ovviamente l’abbigliamento, ma anche un buono per supermercati e addirittura farmacie, che con l’emergenza sanitaria sono considerate quasi come una ‘seconda casa’ tanto vengono frequentate.

La lista doni punta sui ‘pensierini’ e sullo star bene 

Con la precarietà, che ormai anche inconsapevolmente ci è entrata dentro, anche i tradizionali doni di Natale mutano di conseguenza. Si punta a pensierini più che fantasmagorici pacchi, poiché alle incertezze economiche si è aggiunto il timore dei rincari delle bollette, e tutto va nella direzione di non dilapidare denaro inutilmente. Perlomeno, nella media dei comportamenti degli italiani. Al centro di tutto c’è poi il tema dello star bene. Tutto ciò che ha a che fare con il benessere è il regalo trend dell’anno, dagli oggetti per il fitness ai libri di meditazione, e dal beauty rigenerante alle candele per la casa, un successo che fa aprire negozi monotematici in tutta Italia. Ma è soprattutto il regalo a tema food a impazzare. Regalare forniture di olio, bottiglie di vino con etichette preziose, panettoni artigianali, cioccolato di alta pasticceria, salumi e formaggi con marchi di garanzia, nel nuovo spirito di ‘godiamoci le piccole gioie della vita’, sono quanto fa più piacere donare e ricevere.

Trattarsi bene con un buon pasto gourmet

E se qualcosa di alimentare si è sempre regalato, magari come un plus, oggi si è capito che vogliamo trattarci bene con le cose, che pur nell’era del Covid, sono rimaste preziose, come appunto un buon pasto gourmet. Si acquista sui siti e-commerce dei produttori oltre che nei grandi motori di ricerca, oppure nei negozi boutique. Soldi spesi bene, visto che almeno accontentano il palato. Se poi sono legati a qualche iniziativa solidale abbiamo fatto bingo. Sono infatti innumerevoli i dolci, i panieri salati di ogni tipo legati a sostenere qualche associazione.

Nella lettera per Babbo Natale anche gli attrezzi per la cucina laboratorio

Ma che il cibo sia diventato il cuore ‘anche’ del Natale lo si evince dal boom di mini elettrodomestici dedicati, gettonatissimi come regali di Natale nel 2021, riporta Ansa. Dal soup maker per zuppe calde alla friggitrice ad aria, dai sofisticati robot ai food processor al mini frullatore, anche con forme divertenti e stilose da mettere in borsa per realizzare all’occorrenza frullati, nella lettera per Babbo Natale quest’anno gli attrezzi per la cucina laboratorio sono in cima alla lista.

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Terziario lombardo, crescono i Servizi ma rallenta il Commercio al dettaglio

Unioncamere Lombardia ha pubblicato i dati congiunturali del terzo trimestre 2021 relativi al terziario lombardo. In particolare, se per i Servizi i dati rilevano un incremento del +5,5% sostenuto dai prezzi, al contrario, il Commercio al dettaglio si ferma al -0,2%. I risultati del terziario lombardo nel terzo trimestre dell’anno evidenziano quindi un quadro complessivo contrastante, anche se gli elementi positivi sembrano prevalere e le aspettative degli imprenditori sono compatibili con un trend di crescita.
“Come Regione rimane l’impegno di mettere in campo tutto il sostegno possibile con misure concrete”, dichiara Guido Guidesi, assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia. Nelle prossime settimane usciranno infatti alcuni bandi, come ‘Nuova Impresa’ e ‘Attività Storiche’, dedicati alle attività più colpite dalla crisi pandemica.

Servizi, un percorso di crescita robusto

Nei servizi il fatturato mostra un incremento elevato su base annua (+15,9%), condizionato dai bassi livelli di attività che avevano caratterizzato il 2020, tuttavia il percorso di crescita è robusto, come conferma la variazione sul trimestre scorso (+5,5%). L’incremento del fatturato è sostenuto anche dall’accelerazione dei prezzi di vendita (+1,8%), particolarmente evidente nel commercio all’ingrosso. Il terzo incremento congiunturale positivo consecutivo permette quindi all’indice Unioncamere Lombardia del fatturato di toccare quota 107, colmando il divario con i valori pre-crisi. Qui, servizi alle imprese e commercio all’ingrosso toccano i massimi storici, mentre alloggio, ristorazione e servizi alle persone non hanno ancora recuperato i livelli del 2019.

Commercio al dettaglio, si spera in una chiusura positiva dell’anno

Nel commercio al dettaglio il fatturato aumenta del +4,2% su base annua, ma la variazione congiunturale evidenzia invece un andamento stagnante (-0,2%). Le indicazioni che si ricavano dal quadro degli altri indicatori sono tuttavia incoraggianti: le giacenze di magazzino sono a livelli minimi e gli ordini ai fornitori sono ancora in espansione. La fiducia degli imprenditori appare però molto elevata, e lascia sperare in una chiusura positiva dell’anno. Il numero indice di Unioncamere Lombardia del fatturato si attesta a quota 88,8, in linea con i valori che avevano caratterizzato il 2019. Minimarket e supermercati proseguono il trend positivo su livelli di attività superiori a quelli di due anni fa, mentre gli esercizi non alimentari, pur in significativo recupero, non hanno ancora chiuso il gap rispetto ai valori pre-crisi.

Sostenere il sistema economico regionale

“Si sta confermando la crescita dei servizi, e anche il quadro del commercio al dettaglio, sebbene ancora un po’ incerto, sembra orientato in senso positivo – commenta Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia -. Stiamo monitorando la situazione con attenzione, perché la ripresa del terziario dopo la crisi è adesso un tassello fondamentale per sostenere il sistema economico regionale”.
Anche il settore del commercio, tra quelli che maggiormente ha pagato le chiusure imposte dal Governo, mostra segnali incoraggianti. Secondo Guido Guidesi, “Il grande sacrificio dei commercianti lombardi e il supporto pubblico stanno dando i risultati auspicati”.

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La tecnologia? Riduce le diseguaglianze

La tecnologia non solo è utile, anzi fondamentale nella vita quotidiana, ma è pure “buona”. Ne sono convinti gli italiani, che ritengono che il progresso tecnologico possa accorciare le distanze, ridurre le diseguaglianze e l’impatto ambientale. A dirlo è una recente ricerca condotta da Samsung in collaborazione con il Politecnico di Milano che evidenzia che il 62% degli intervistati considera che il digitale possa contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale, il 49% lo reputa motore di progresso sociale e il 47% strumento per la riduzione delle disuguaglianze e la promozione di una società più inclusiva ed equa. 

La smart home per un mondo più green

In base al punto di vista sul digitale espresso dagli italiani, si scopre poi che per i nostri connazionali la smart home è cruciale per la riduzione degli impatti sull’ambiente. Il 54% degli intervistati associa infatti la casa intelligente alla possibilità di controllare e ridurre i consumi, il 37% ritiene che, grazie a una casa connessa, sia possibile rendere la propria vita domestica più sostenibile. Ma la sostenibilità è anche tra le caratteristiche ritenute più rilevanti per una città intelligente, perché per il 48% degli intervistati la Smart City deve rispecchiare l’idea di un luogo sostenibile nel pieno rispetto del pianeta e delle esigenze del singolo.

Attenzione alla salute

Ma le nuove tecnologie, sempre secondo i nostri connazionali, non fanno bene solo all’ambiente, ma anche alla salute. Sono percepiti infatti particolarmente utili le modalità e i dispositivi volti al miglioramento delle aspettative di vita attraverso strumenti per monitorare il benessere fisico e la salute e le tecnologie per la sicurezza personale. La diffusione di dispositivi per la salute risulta di interesse per il 58% degli italiani. Oltre a quello fisico, le tecnologie innovative contribuiscono anche al benessere della mente: secondo la ricerca di Samsung e del Politecnico anche il settore dell’istruzione può trarre grande miglioramenti dallo sviluppo di novità tech, che hanno la capacità di rivoluzionare la didattica attuale e di farla progredire verso un approccio più ibrido. L’87% degli intervistati è fiducioso che la tecnologia impatterà positivamente la qualità dell’istruzione. Inoltre gli italiani auspicano un cambiamento radicale negli scenari didattici futuri: ad esempio il 30% del campione immagina una didattica dove la realtà aumentata consentirà di seguire lezioni in aula o da remoto completamente immersive e interattive. Infine, conclude la ricerca, un terzo degli intervistati è “convinto che il digitale avrà sempre più una funzione di motore dell’occupazione, se supportato da una maggiore diffusione delle competenze adeguate e dallo studio delle Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), indispensabili per poter sfruttare appieno i benefici delle nuove tecnologie”.

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Imprese attive in Lombardia: ai massimi il numero del decennio

Anche nel terzo trimestre 2021 prosegue l’espansione del tessuto imprenditoriale lombardo. Il numero di imprese registrate all’anagrafe delle Camere di Commercio lombarde sale infatti a 959.861, l’1,2% in più su base annua, mentre le posizioni attive sono 823.609 (+1,5%). I valori hanno quindi recuperato i livelli pre-crisi, superando anche le percentuali che avevano caratterizzato l’ultimo decennio per le imprese attive. Si tratta dei dati emersi dal report sulla demografia di impresa in Lombardia nel terzo trimestre 2021 di Unioncamere Lombardia. Secondo il report l’andamento positivo è legato a vari fattori, e al loro impatto nel periodo di emergenza sanitaria sulle dinamiche della natimortalità.

Nel 2021 le iscrizioni tornano ai livelli pre-Covid

Nel 2020 le misure di contenimento della pandemia avevano comportato un forte calo sia delle iscrizioni sia delle cessazioni, con una diminuzione più marcata sugli ingressi che aveva determinato un calo dello stock. Nel 2021 le iscrizioni si sono rapidamente riportate sui livelli pre-Covid, mentre le cessazioni sono rimaste su valori inferiori, anche per il protrarsi delle misure di sostegno da parte delle istituzioni che hanno di fatto disincentivato le chiusure. Questa tendenza è confermata nel terzo trimestre 2021, che registra un numero di iscrizioni (10.632) in linea rispetto allo stesso periodo del 2019, e un numero di cancellazioni (7.193) che risulta invece ancora inferiore di circa 2 mila movimenti.

Da servizi e costruzioni il maggior contributo alla crescita

I principali contributi alla crescita del numero di imprese attive provengono dai servizi (+3,1% su base annua) e dalle costruzioni (+2,3%). Nel primo caso si tratta della conferma della progressiva terziarizzazione dell’economia, fenomeno in corso da molti anni, mentre per l’edilizia l’incremento è frutto del periodo favorevole che il settore sta attraversando dopo una lunga crisi. La ripresa delle costruzioni è correlata all’inversione di tendenza registrata nel 2021 dalle imprese artigiane (+0,5%; terzo segno positivo consecutivo), dove il comparto edile rappresenta il 40%. Variazioni positive si riscontrano anche nelle attività di alloggio e ristorazione (+0,8%) e nel commercio (+0,5%).

Si riaccende la voglia di fare impresa

“La ripresa in corso ha riacceso la voglia di fare impresa in Lombardia, anche in settori, come l’edilizia e l’artigianato, reduci da lunghi anni di crisi, e questi dati sono indubbiamente positivi – dichiara il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio -. Non è per ora possibile misurare il pieno impatto dell’emergenza sanitaria sul tessuto imprenditoriale lombardo, che grazie alle misure di sostegno non ha ancora avuto l’emorragia di imprese che si è temuta da più parti”.

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Gli studenti vogliono (ancora) la didattica ibrida, ma le università non investono nella tecnologia necessaria

La pandemia ha cambiato profondamente l’offerta didattica delle università, che si sono organizzate rapidamente per offrire insegnamenti in modalità ibrida e la partecipazione ai corsi online. Tuttavia, dopo oltre 18 mesi, uno studio commissionato da Sony Professional Displays and Solutions evidenzia che quello che è stato fatto non basta e che sono necessari maggiori investimenti nelle tecnologie digitali per supportare gli studenti nell’ambiente didattico, in classe come da casa.

Quasi la metà degli studenti è insoddisfatta

Da quanto emerge dalla ricerca, il 49% degli intervistati afferma che l’infrastruttura IT attuale fornita dagli atenei non offre un’esperienza di qualità per la didattica ibrida o a distanza. Ciononostante, soltanto un terzo dei decision maker IT delle università europee (ITDM) intervistati da Sony considera gli investimenti nelle tecnologie per la didattica a distanza una priorità assoluta. Dai risultati del sondaggio di Sony è emerso, inoltre, che la mancanza di investimenti costringe gli studenti a ricorrere a risorse proprie per colmare le lacune tecnologiche istituzionali, con più del 65% degli studenti che ha investito fino a 578€ soltanto nell’anno scolastico in corso.

Il futuro? Ibrido!

La didattica a distanza e la didattica ibrida ci accompagneranno anche in futuro e sicuramente non c’è ragione per tornare indietro, al pre-Covid. Il problema però è come. A questo proposito, secondo i dati raccolti dalla ricerca il 79%degli studenti sostiene che l’esperienza universitaria sarebbe migliore se venissero investite risorse nelle tecnologie per l’apprendimento online e ibrido. Oltre un terzo degli studenti (34%) si sente isolato e disconnesso dagli altri compagni, a ulteriore conferma della necessità di agevolare e supportare la collaborazione e il collegamento tra studenti attraverso la tecnologia.
“In Sony, riteniamo che la tecnologia sia fondamentale per rendere le lezioni più coinvolgenti, supportare i docenti e aiutare gli studenti a ottenere risultati migliori -, ha affermato Alexandra Parlour, Education Marketing Manager, Sony Professional Displays and Solutions -. Attraverso l’adozione di strumenti digitali semplici ma efficaci, gli atenei di tutto il mondo hanno la straordinaria possibilità non solo di garantire la continuità didattica, ma anche di restare competitivi”.

Obiettivi non allineati

Mentre la vasta maggioranza dei decision maker IT ritiene  che gli istituti debbano fare di più per supportare gli studenti modificando gli ambienti didattici (92%), i dati del sondaggio evidenziano pure che le loro priorità spesso non sono allineate con quelle riportate dagli studenti. Ad esempio, oltre tre quarti (78%) degli studenti hanno affermato che la tecnologia AV, come display smart collaborativi e proiettori, sono importanti, a prescindere dalla tipologia di didattica, mentre solo il 40% dei decision maker intervistati ha affermato di voler investire in queste tecnologie nei prossimi cinque o dieci anni.

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Come funzionano i compressori a vite?

In un compressore a pistoni, l’aria viene prima racchiusa in un cilindro e viene poi compressa, riducendo il suo volume grazie allo spostamento di un pistone. In un compressore a vite, il lavoro di compressione è invece svolto dall’elemento rotante a vite, che è composto da due rotori (uno maschio e uno femmina).

Quando il compressore a vite si avvia, l’aria raggiunge l’elemento attraverso la valvola di aspirazione e riempie lo spazio tra i due rotori.

Ma lo spazio tra i rotori diminuisce progressivamente mentre ruotano in direzioni opposte.

In altre parole: il volume dell’aria diminuisce gradualmente mentre passa attraverso i rotori, quindi quando raggiunge la luce di scarico ha già aumentato la sua pressione, ed è già diventata aria compressa.

La pressione di un compressore a vite

Il rapporto di pressione in un compressore a vite è fisso, ciò significa che la pressione dell’aria compressa prodotta dipenderà dalla lunghezza dell’elemento, dal passo della vite e dalla bocca di mandata. La massima efficienza si ottiene quando il rapporto di pressione dell’elemento corrisponde alla pressione di esercizio richiesta.

I vantaggi

Uno dei vantaggi dei compressori a vite rispetto ad altre tecnologie è che generalmente non sono dotati di valvole e non hanno forze meccaniche che causano squilibri. Possono funzionare con un’elevata velocità dell’albero e garantire un’elevata portata con dimensioni compatte. I cuscinetti, invece, sono responsabili dell’assorbimento della forza assiale prodotta dalla differenza di pressione tra l’ingresso e l’uscita dell’aria.

I compressori a vite funzionano a temperature più basse rispetto ad altri tipi di compressori, consentendo loro di raggiungere il 100% dei cicli di lavoro. Inoltre generano meno rumore e vibrazioni e si consumano meno, quindi la loro vita utile è più lunga. Inoltre, sono più affidabili, robusti ed efficienti dei compressori a pistoni.

Ecco perché sono tante le aziende che stanno adottando questo tipo di soluzione, o che stanno cercando direttamente dei buoni compressori industriali usati.

Compressore a vite lubrificato ad olio

In alcuni compressori a vite, il liquido viene iniettato nella camera di compressione e talvolta anche nei cuscinetti. La funzione di questo liquido è quella di raffreddare e lubrificare le parti mobili dell’elemento, raffreddare internamente l’aria compressa prodotta e ridurre al minimo le perdite di ritorno all’aspirazione.

Sebbene l’olio sia il liquido più comune per lubrificare queste macchine (soprattutto per le sue proprietà di lubrificazione e tenuta), vengono iniettate anche altre sostanze come acqua o polimeri.

Compressore a vite libero

I primi compressori a vite avevano un profilo simmetrico e non utilizzavano alcun tipo di liquido di raffreddamento nella camera di compressione. All’inizio furono battezzati come “viti senza olio” o “a secco”. Tuttavia, i moderni compressori a vite “oil-free” hanno profili asimmetrici, una caratteristica che migliora notevolmente l’efficienza energetica e aiuta a ridurre le perdite interne.

Compressore a vite a velocità variabile

Quando parliamo di compressori a velocità variabile, intendiamo compressori in cui la velocità del motore viene regolata automaticamente in base alla richiesta di aria compressa. Quelli a velocità fissa, invece, sono limitati a due stati: spento o a piena velocità. Queste sono alcune delle principali caratteristiche dei compressori a velocità variabile rispetto ai compressori tradizionali:

I compressori a velocità variabile consumano energia solo quando è veramente necessario.

Inoltre migliorano la produttività, dato che funzionano alla velocità ottimale per ogni applicazione, riducendo gli errori e aumentando le prestazioni complessive del sistema.

La durata dei compressori a velocità variabile è anche più lunga, perché queste macchine vengono semplicemente utilizzate in modo più efficiente. Hanno una migliore protezione dai sovraccarichi elettrotermici, cadute di tensione, sovratensioni…e consentono avviamenti del carico più morbidi.

Inoltre i tempi di fermo macchina sono più brevi, perché essendo la macchina meno soggetta a usura, necessita di meno manutenzione e questa può essere programmata al di fuori dei picchi di utilizzo.

Industria 4.0, un mercato da oltre 4,5 miliardi di euro

Il mercato italiano dell’Industria 4.0 nel 2020 ha raggiunto un valore di 4,1 miliardi di euro, con una crescita dell’8%, trainata soprattutto dalle tecnologie IT, che rappresentano l’85% della spesa contro il 15% delle OT (Operational Technologies). Anche se la crescita del mercato è stata inferiore alle previsioni formulate nel 2019 (+20%), ugualmente è stata molto positiva, se si considera che le stime effettuate durante il primo lockdown delineavano un calo del 5%. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno online ‘L’Industria 4.0 in un mondo che cambia’.

Analisi della spesa

Gli investimenti delle imprese manifatturiere si concentrano prevalentemente in progetti di connettività e acquisizione di dati (IoT), che valgono 2,4 miliardi di euro e il 60% della spesa, e negli Industrial Analytics, con 685 milioni e il 17% del mercato. Il resto della spesa in soluzioni 4.0 si suddivide fra Cloud Manufacturing (390 milioni, 8%), servizi di consulenza e formazione (275 milioni, 7%), Advanced Automation (215 milioni, 5%), Additive Manufacturing (92 milioni, 2%) e Advanced Human Machine Interface (57 milioni, 1%).

Le previsioni per il 2021

Le previsioni per il 2021 indicano un’ulteriore accelerazione della spesa, a un tasso compreso fra +12% e +15%, superando i 4,5 miliardi di euro, spinta in particolare da Cloud Manufacturing (+25-30%), Advanced Automation (+15-20%) e Advanced HMI (+12-18%), mentre si stimano incrementi meno sostenuti per Industrial IoT (+9-14%), Advanced Analytics (+12-16%) e Additive Manufacturing (+6-12%). Continua poi la crescita dei servizi, per i quali si prevede un aumento del 10-15%.

Le applicazioni più diffuse sono le soluzioni di Industrial IoT

Quanto alle applicazioni, sono circa 1.400 le applicazioni di Industria 4.0 utilizzate dalle imprese manifatturiere, il 28% in più rispetto al 2019. Le più diffuse sono le soluzioni di Industrial IoT, pari a un quarto del totale (380, +31%), spesso combinate con algoritmi di Analytics e AI. Seguono le tecnologie Advanced HMI, come i wearable e le interfacce uomo-macchina per acquisire e veicolare dati in formato visuale, vocale e tattile (286, +15%), Advanced Automation (241, +5%), cioè i sistemi di produzione automatizzati come i robot collaborativi, Industrial Analytics, le applicazioni più in crescita (200, +39%), focalizzate sulla previsione delle prestazioni degli assetti industriali e dei processi produttivi, Cloud Manufacturing (140, +33%), utilizzate soprattutto per il monitoraggio e la diagnostica degli impianti industriali da remoto, e Additive Manufacturing (125, +30%), nota anche come Stampa 3D e diffusa principalmente nei settori automotive e aerospaziale.

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Criptovalute, un mercato che supera 2 mila miliardi di dollari

A settembre il valore totale del mercato delle criptovalute ha superato i 2.000 miliardi di dollari, dieci volte di più rispetto all’inizio del 2020. I soli stablecoin hanno toccato quota 120 miliardi. quadruplicando dall’inizio dell’anno. Il calcolo è del Fondo monetario internazionale secondo cui, insieme a “un nuovo mondo di opportunità”, crescono anche sfide e rischi. Finora, sottolinea il Global financial stability report, gli incidenti registrati “non hanno avuto un impatto significativo”, ma “man mano che il settore diventerà sempre più mainstream, la loro importanza in termini di implicazioni potenziali per tutta l’economia è destinata ad aumentare”. In particolare, l’Fmi mette in guardia sui rischi che corrono i consumatori. Di oltre 16.000 token quotati in vari scambi, soltanto 9.000 esistono ancora oggi, mentre il resto si è volatilizzato in varie forme.

L’anonimato delle criptoattività può aprire le porte al riciclaggio 

Questo perché, ad esempio, molti token non hanno più volume sufficiente o perché gli sviluppatori si sono ritirati dal progetto. O anche perché erano stati creati per mera speculazione o direttamente con intenzioni fraudolente. Inoltre, osserva il rapporto, l’anonimato delle criptoattività crea lacune di dati per i regolatori e può aprire le porte al riciclaggio o al finanziamento del terrorismo. Per quanto le autorità siano in grado di tracciare le transazioni illecite, possono avere difficoltà a risalire alle parti coinvolte. Senza dimenticare che la differenza delle cornici regolatorie tra i vari Paesi complica il coordinamento, con molte transazioni che avvengono tra entità che operano principalmente in centri finanziari offshore. “Ciò – avverte il Fondo – rende la supervisione e il controllo non solo complicato, ma quasi impossibile senza collaborazione internazionale”.

Rischio criptizzazione dell’economia

A preoccupare gli economisti di Washington è anche il rapido diffondersi delle criptoattività nei Paesi emergenti e in via di sviluppo.
“Guardando al futuro – avverte il Gfsr – un’adozione così rapida e diffusa può porre significative sfide rafforzando la dollarizzazione dell’economia, o in questo caso la criptizzazione, con i cittadini che cominciano a usare criptovalute al posto della moneta locale. E ciò può ridurre la capacità delle banche centrali di condurre con efficacia la propria politica monetaria”. Le criptoattività potrebbero inoltre favorire l’evasione fiscale e i deflussi di capitale.

Regolatori e supervisori devono monitorare lo sviluppo di questo ecosistema

Di qui l’esortazione del Fondo ad agire in modo deciso, rapido e ben coordinato a livello globale, riporta Agi. Cinque sono i suggerimenti che arrivano da Washington, e il primo è l’invito a regolatori e supervisori a monitorare il rapido sviluppo di questo ecosistema e i rischi che può porre, affrontando il nodo della carenza di dati. I regolatori nazionali, inoltre, dovrebbero dare la priorità all’applicazione degli standard globali esistenti. E quanto al ruolo degli stablecoin, la regolamentazione “dovrebbe essere proporzionata ai rischi che pongono e alle funzioni che svolgono, allineandola a quella di altre entità che forniscono strumenti simili, come depositi bancari o fondi monetari di mercato”.

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Le regole del curriculum perfetto

Sappiamo tutti che per rispondere a un annuncio di lavoro o per autocandidarsi presso un’azienda è necessario presentare un curriculum scritto a regola d’arte. Un’operazione più facile a dirsi che a farsi, a dirla tutta. Un errore, anche ingenuo, potrebbe infatti mettere a repentaglio la nostra potenziale assunzione. Insomma, il Cv è uno strumento importantissimo, che rappresenta il nostro primo biglietto da visita nei confronti di cacciatori di teste e responsabili del personale. Per non commettere passi falsi InfoJobs, la piattaforma specializzata nella ricerca di lavoro online, ha raccolto alcuni consigli ed evidenziato alcuni errori da non commettere per un curriculum a prova di ufficio risorse umane (HR), che possa aiutare ad emergere nella selezione.

Cosa deve sempre esserci

Gli esperti di InfoJobs consigliano di inserire sempre le esperienze aggiornate, anche quelle che all’apparenza esulano dalla sfera professionale. Sì quindi se stiamo seguendo un corso, ma sì anche se svolgiamo un’attività nel tempo libero che ci ha fatto sviluppare competenze relazionali. Un curriculum non aggiornato trasmette subito una mancanza di interesse, deleteria quando si cerca lavoro. Vanno poi messe in evidenza le hard e soft skills: “abbiamo tutte le competenze richieste dall’offerta? Facciamolo sapere, magari utilizzando le stesse parole e linguaggio presenti nell’offerta, per una corrispondenza al 100% tra noi e le richieste dell’azienda” dicono gli esperti. Infine, va redatta con attenzione la lettera di accompagnamento, che deve esprimere la nostra ambizione e i nostri desideri:  se è il lavoro dei sogni, diciamolo! “Usiamo la lettera di accompagnamento per valorizzarci e per farci conoscere, inserendo ciò che non trova spazio nel cv ma è fondamentale per il selezionatore, ad esempio la nostra disponibilità a lavorare part time o da remoto” affermano gli esperti, come riporta Ansa. Infine, il cv va costruito in modo da valorizzare il percorso fatto, evidenziare quello che si vorrebbe fare e dando il giusto valore anche al proprio lavoro attuale.

Cosa va evitato

Oltre agli aspetti che vanno inseriti, ce ne sono alcuni che invece vanno assolutamente evitati. Ad esempio, è meglio non lasciare vuoti temporali dal lavoro: se in un periodo non si è lavorato, si può specificare quali altre esperienze o attività si sono svolte. Ancora, no a un curriculum standard per tutte le posizioni: meglio adattarlo alle singole offerte. Bocciata anche una prosa eccessivamente prolissa così come una troppo sintetica; allo stesso modo non piacciono ai selezionatori espressioni gergali e inutili inglesismi: saper scrivere correttamente è importante!

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