Investimenti in fonti rinnovabili: l’Italia è meno attrattiva

Lo conferma la 59° edizione del report EY Renewable Energy Country Attractiveness Index (Recai): l’Italia arretra dal 13° al 15° posto nell’indice che classifica 40 Paesi in base all’attrattività di investimenti e opportunità di sviluppo nel settore delle energie rinnovabili. Una parziale contrazione confermata in parte anche dalla partecipazione alle aste. La settima asta per le energie rinnovabili dell’Agenzia statale per l’energia (Gse) è stata sottoscritta con un totale di 975 MW di capacità, assegnata tra 59 progetti solari fotovoltaici e 18 progetti eolici onshore di 3400 MW disponibili. Valori, questi, che indicano una partecipazione ridotta a tutte le sette aste svolte. Nell’ottava asta il Gse metterà a disposizione 3300 MW di capacità non aggiudicata nei round precedenti.

Un fattore che ostacola gli investimenti è il processo approvativo

Un fattore che ostacola gli investimenti nel settore delle rinnovabili in Italia, e che viene sollevato come priorità di intervento da tanti operatori, è il processo approvativo di nuovi investimenti e repowering. Questo processo richiede il consenso delle autorità locali da cui dipendono in larga parte le tempistiche talvolta molto lunghe di approvazione, e quindi, di realizzazione dei progetti.
Proprio per questo motivo, attualmente si sta valutando un’eventuale proposta di semplificazione burocratica, che contribuirebbe a migliorare il posizionamento dell’Italia nei confronti di altri Paesi.

Evoluzione tecnologica e disponibilità di risorse naturali

Nonostante il ranking italiano in ribasso, lo stato dell’arte delle rinnovabili nel Paese sta attraversando una fase di significativa trasformazione, in quanto il mercato sta evolvendo grazie a una serie di fattori che favoriscono un forte interesse nell’investire. Tra i fattori principali, i livelli bassi il costo di produzione (LCOE sotto ai 50 €/MWh) e in costante riduzione, grazie all’evoluzione tecnologica e alla buona disponibilità di risorse naturali. A favorire gli investimenti in questo ambito è anche lo sviluppo di contratti di PPA (Power Purchase Agreement) che permettono a stakeholder privati di siglare accordi bilaterali per sostituire parte del proprio approvvigionamento energetico con energia prodotta da impianti rinnovabili.

Il costo di produzione apre un’opportunità per i fornitori di energia

Inoltre, i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica oggi sono incredibilmente alti, comportando un maggiore interesse per l’energia green, meno competitiva sul mercato, perché ha un prezzo inferiore, stabile e non oggetto alle fluttuazioni delle altre commodity.  Il differenziale elevato tra valore della commodity (ovvero il prezzo all’ingrosso dell’energia) e il costo di produzione apre un’opportunità per i fornitori di energia elettrica, ovvero quella di vendere l’energia non a un prezzo pari o simile ai costi di produzione, ma a un valore intermedio rispetto al più elevato PUN (Prezzo Unico Nazionale). Questa opportunità, riporta Adnkronos, è ancora più attrattiva, dal momento che in Italia il mercato presenta un numero finito di nuovi progetti e una crescente domanda. Con l’aumentare dell’offerta e un’auspicabile riduzione del PUN, tale deviazione dovrebbe sgonfiarsi e riportare i valori degli scambi in linea con le previsioni passate.

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