Cybersecurity: la GenZ è la più colpita dalle truffe online

Se l’anno scorso sono stati circa 10 milioni gli italiani che hanno subito violazioni digitali, gli episodi di cyber attacco tendono a decrescere all’aumentare dell’età. Gli attacchi hanno colpito infatti il 32% dei GenZ, i nati tra il 1997 e il 2012, il 31% dei Millennials (27-40 anni), il 22% della Generazione X (41-56 anni) e l’11% dei Baby Boomers (57-64 anni).
I giovani tra 16 e 26 anni sono quindi i più bersagliati dai cybercriminali. In parte perché le truffe online utilizzano in modo sempre più massivo gli strumenti digitali con cui la GenZ è cresciuta, in parte perché i cybercriminali prendono sempre più di mira target come i gamer. Il gaming oggi rappresenta una delle maggiori industry di entertainment al mondo: non è un caso che risulti tra i principali obiettivi del cybercrime.

Phishing: una delle truffe più comuni

Aruba, il cloud provider italiano, ha avviato una campagna di sensibilizzazione indirizzata agli utenti della GenZ per aiutarli a riconoscere una delle truffe più comuni veicolate su internet: il phishing. Si tratta di una truffa digitale, in cui si cerca di ingannare la vittima spingendola a effettuare operazioni allo scopo di recuperare le sue informazioni personali come username, password o altri dati riservati.  Generalmente, il criminale informatico invia false comunicazioni, fingendosi un ente o un’azienda conosciuta (o con cui è possibile siano già in corso conversazioni e relazioni) e usando scuse plausibili per ottenere i dati personali della vittima.

Attenzione a email, SMS, social network e piattaforme di instant messaging

Solitamente gli attacchi di phishing si presentano come comunicazioni che giungono al destinatario via email, SMS (in questo caso, il fenomeno è noto come smishing), tramite social network o sulle piattaforme di instant messaging. I messaggi sono accomunati da una o più caratteristiche, come comunicazione di una sospensione o blocco di un account senza alcuna spiegazione, sollecito di un pagamento legato a una determinata operazione entro una data di scadenza fittizia, presenza di un indirizzo web che include un dominio simile, ma diverso, da quello originale dell’ente, richiesta di informazioni private, o errori ortografici nel corpo del messaggio.

I più addestrati a internet sono i meno protetti
Di fatto, essere più addestrati nei confronti degli strumenti messi a disposizione da internet non basta a essere protetti, riporta Ansa. Anzi, potrebbe indurre a prestare meno attenzione alle precauzioni da mettere in atto per difendere la propria vita virtuale. La familiarità dei giovani con i social e il web potrebbe diventare un’esca: chi trascorre molto tempo online ha più probabilità di essere preso di mira. È essenziale quindi educare i più giovani a porre attenzione a dove e con chi condividono informazioni personali online.
Fenomeni come phishing, sextortion o cyberbullismo vengono puniti dalla legge, e in caso si venga colpiti, è necessario sporgere denuncia alle autorità competenti.

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