I lavori del futuro secondo LinkedIn

C’è tanta tecnologia, competenze digitali, ma anche la sostenibilità nel curriculum del lavoratore di domani. Lo rivela LinkedIn, che ha recentemente pubblicato la classifica delle 15 professioni “del futuro”, focalizzandosi su nuove skills e attitudini richieste dal mercato. In questa originale “hit” spicca il Sustainability Specialist, al quarto posto: si tratta di una nuova figura cruciale e altamente richiesta, che già nel panorama attuale riveste un ruolo di rilevanza .

Il ruolo del Sustainability Specialist

Il ‘Sustainability Specialist’ è responsabile della creazione, supervisione e implementazione di strategie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle organizzazioni. Questa figura è particolarmente richiesta dall’Unione europea, in un contesto dove sono sempre più in gioco interessi privati e pubblici, sociali e umanitari .

Quali competenze servono?  

Le competenze richieste spaziano dalla rendicontazione di sostenibilità alla capacità di consulenza per uno sviluppo sostenibile delle pratiche aziendali. Secondo LinkedIn, i settori più rappresentati sono la ‘Consulenza di servizi aziendali’, la ‘Produzione di macchinari’ e la ‘Fabbricazione di mezzi di trasporto’. Inoltre, il 65% di questi ruoli è occupato da donne, in netta prevalenza rispetto ai colleghi uomini.

Il profilo del Sustainability Specialist

Per essere un professionista davvero ricercato dalle aziende, LinkedIn suggerisce che il Sustainability Specialist debba possedere almeno un grado di competenza medio, pari a 2,8 anni di esperienza in ruoli analoghi. Questi professionisti abbracciano compiti come il project management, la consulenza ambientale e l’analisi del business.

Il ruolo del Sustainability Specialist riflette un cambiamento in atto nel mondo del lavoro, influenzato dall’automazione e dall’intelligenza artificiale. L’opportunità di lavorare da remoto per questa figura è tuttavia limitata, con solo circa il 5% di possibilità, sottolineando la necessità della presenza fisica per questo ruolo..

Il 61% degli italiani cerca nuove opportunità 

Nel 2024, rivela Linkedin, il 61% dei professionisti italiani si metterà alla ricerca di nuove opportunità. Per questa ragione è fondamentale sapersi adattare alle nuove tendenze del lavoro. La classifica di LinkedIn, basata sui dati esclusivi della piattaforma, fornisce insight preziosi sulle professioni in rapida ascesa, indicando le nuove opportunità e suggerendo come rendere la propria carriera allineata alle sfide del futuro.

La top five delle nuove professioni

La classifica di Linkedin evidenzia le 5 figure che saranno più richieste dalle aziende. Sono: Sales Development Representative; Ingegneri dell’Intelligenza Artificiale; Analista SOC: Sustainability Specialis; e infine Cloud engineer.

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IT Wallet: in arrivo il nuovo strumento per la gestione digitale dei documenti

È in arrivo per la metà del 2024 il nuovo It Wallet, lo strumento digitale che rivoluzionerà l’accesso ai servizi pubblici e privati per tutti gli italiani
L’It Wallet è infatti la soluzione elettronica che permetterà a cittadine e cittadini di conservare e utilizzare in modo semplice e sicuro tutti i propri documenti digitali, come la Carta d’identità elettronica, la tessera sanitaria, la patente di guida e la carta europea della disabilità, sul proprio smartphone.

Il nuovo portafoglio digitale sarà disponibile a partire dalla metà dell’anno appena iniziato all’interno dell’app IO.
IO è la piattaforma che consente di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e delle organizzazioni ed enti privati aderenti al servizio.

Obiettivo del portafoglio digitale: velocizzare e semplificare l’accesso ai servizi 

L’obiettivo di It Wallet è quello di facilitare il rapporto tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione, velocizzando e semplificando l’accesso ai servizi digitali.
Inoltre, in futuro il portafoglio digitale sarà integrato con i sistemi di identità digitale europei, consentendo quindi ai cittadini e alle cittadine di usufruire dei servizi online anche negli altri Paesi dell’Unione Europea.

Nel frattempo, sarà certamente fondamentale garantire l’accessibilità anche ai cittadini meno avvezzi alla tecnologia, e mantenere funzionanti i canali tradizionali di comunicazione con la Pubblica Amministrazione. In questo modo, viene reso più agevole il processo di digitalizzazione e modernizzazione della ‘macchina Stato’.

Più pratico e sicuro, anche in caso di furto o smarrimento dello smartphone

L’It Wallet funzionerà attraverso l’app IO, e per l’accesso richiederà l’uso dello Spid o della Carta d’identità elettronica (Cie).
I documenti saranno protetti da codice o impronta digitale e potranno essere bloccati in caso di furto o smarrimento del telefono.

Oltre a essere più sicuro, It Wallet renderà certamente più pratico anche mostrare i documenti, senza la necessità di portare con sé documenti fisici.

Entro il 2026 arriverà il wallet digitale europeo

La versione dimostrativa di It Wallet verrà rilasciata entro il 30 giugno 2024, e cui seguirà la versione definitiva entro la fine dell’anno.
Entro il 2025, poi, l’It Wallet diventerà l’unica identità digitale nazionale, ed entro il 2026, verrà realizzato il portafoglio digitale europeo.

Per prepararsi all’arrivo di It Wallet si consiglia anzitutto di scaricare l’app IO e registrarsi con lo Spid o la Cie.
Quindi, verificare la validità e l’aggiornamento dei documenti e seguire le informazioni ufficiali sulle novità di It Wallet.

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Gli italiani vogliono etichette con informazioni ambientali su tutti i prodotti

Emerge da un’indagine realizzata da Altroconsumo, e promossa dal Beuc, l’organizzazione dei consumatori europei di cui è parte: il 92% degli italiani cerca le informazioni ambientali sulle etichette dei prodotti, e il 35% di loro lo fa spesso o molto spesso. L’84%, inoltre, gradirebbe trovare le informazioni green in etichetta su tutti i prodotti. 

L’indagine di Altroconsumo, basata su interviste a 1.028 cittadini italiani sul tema del ‘greenwashing’ di loghi e slogan, conferma inoltre come l’86% degli intervistati dichiari di essere influenzato nei propri acquisti dalle dichiarazioni che trova in etichetta
In particolare, il 58% afferma di esserlo in parte e il 28% molto.
Insomma, gli italiani diventano sempre più sostenibili nelle scelte di acquisto, ma vorrebbero anche essere informati dalle aziende produttrici sui prodotti che mettono nel carrello.

Occhio alle autocertificazioni dei produttori

L’84% pensa che tutti i prodotti dovrebbero indicare qual è il loro impatto ambientale, e il 59% preferisce acquistare un prodotto con un’etichetta ambientale rispetto a uno senza. 

“I consumatori non si fidano molto, però, dei loghi che trovano in etichetta, anche perché non sempre sanno cosa significano e se sono attendibili – osserva Altroconsumo -. Spesso si tratta infatti di certificazioni volontarie, ma a volte sono semplici autodichiarazioni non controllate da enti terzi”.

Il 42% degli intervistati ritiene infatti che le dichiarazioni ambientali non riflettano il reale impatto dei prodotti, mentre il 23% dichiara di aver avuto l’impressione di greenwashing nel leggerle.

Non è compito del consumatore verificare le informazioni ingannevoli

In generale, dall’indagine emerge la necessità di maggiore chiarezza e semplificazione, come dichiara il 49% degli intervistati. E il 48% smetterebbe di comprare da un brand se si rendesse conto che questo mostra informazioni false o non verificate sulla sostenibilità, mentre il 31% si sentirebbe manipolato.

“I consumatori domandano informazioni ambientali affidabili per passare a uno stile di vita più sostenibile, ma non deve essere un loro compito distinguere le dichiarazioni affidabili da quelle ingannevoli – dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo -. Le nuove regole in preparazione con la direttiva ‘green claim’ sono un passo in avanti importante e decisamente benvenuto”.

La pre-approvazione dei loghi ambientali della UE

“Auspichiamo, quindi, che la UE adotti presto la Direttiva sulle indicazioni verdi, introducendo una solida pre-approvazione dei loghi ambientali che lasci al contempo spazio sufficiente per l’esistenza di etichette indipendenti affidabili – aggiunge Cavallo -: i programmi di test e le iniziative di valutazione delle performance complessive dei prodotti, incluse quelle ambientali, promosse dalle associazioni di consumatori hanno permesso al mercato di evolvere positivamente, garantendo più competitività tra i produttori e una migliore scelta informata dei consumatori. Sono strumenti la cui efficacia e disponibilità va preservata e continuata nel tempo”.

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Maltempo e calamità naturali: case danneggiate per 5 milioni di italiani

Nel 2023 il fenomeno dannoso più comune è stata la grandine (49%), seguito dal vento, indicato dal 39,7% di chi ha subito danni diretti o da cose trasportate. Un altro elemento che ha creato gravi problemi è stata l’acqua. Il 23,3% ha dichiarato di aver subito danni a seguito di un’alluvione, mentre il 18,1% per via di un allagamento.
Chiudono la ‘graduatoria’ i danni da terremoto, indicati dall’8,6%, e quelli da gelo (2,6%).

È quanto emerge da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat: nell’ultimo anno circa 5 milioni di italiani hanno subito danni alla propria abitazione causati da maltempo o calamità naturali. Ma di questi, solo 1 su 3 era in possesso di una polizza assicurativa a tutela dell’immobile.

Circa 1,8 milioni di italiani danneggiati erano senza copertura assicurativa

In Italia il 78% degli immobili è costruito in zone a rischio idrogeologico e l’aumento dei fenomeni atmosferici di forte intensità ha ampliato il numero di case potenzialmente esposte ai danni da maltempo. Nonostante questo, gli italiani si confermano un popolo che si assicura poco.

Al momento del sinistro poco più di 1 danneggiato su 3 era infatti in possesso di una copertura assicurativa sottoscritta per tutelarsi dagli eventi, mentre il 27% ha potuto godere unicamente della polizza condominiale.
Inoltre, quasi 4 danneggiati su 10, circa 1,8 milioni di italiani, non hanno potuto contare su alcuna copertura.

Prezzi delle polizze a Milano, Modena, Bari

Unica nota positiva: 8 intervistati su 10, a seguito del danno, hanno deciso di assicurare la propria abitazione. Il 28% ha già sottoscritto una polizza, mentre il 53% è intenzionato a stipularla.
Per analizzare i costi delle polizze casa Facile.it ha preso in esame un appartamento da 100 metri quadri del valore di 200.000 euro, ubicato a Milano, Modena e Bari.

I prezzi per una polizza assicurativa a copertura dei danni al fabbricato causati da maltempo partono da 54 euro annui a Modena, per salire a 67 euro a Milano e 94 euro a Bari.
Se si vuole aggiungere anche la copertura dei danni al contenuto, si trovano polizze con prezzo di partenza pari a 94 euro su tutte e 3 le città.

Terremoto, alluvione e coperture aggiuntive

Aggiungendo la copertura per il terremoto si sale a 110 euro annui (Milano), 162 euro (Bari) e 214 euro (Modena).
La copertura terremoti, però, copre solo i danni subiti dal fabbricato, non quelli al contenuto, ed esistono diversi livelli di copertura che offrono rimborsi più o meno alti in caso di evento sismico, ma il prezzo varia notevolmente in base a questi parametri.
Aggiungendo anche la copertura dell’evento ‘alluvione’ il costo salirebbe invece a 312 euro annui a Milano, 624 a Bari, e 636 a Modena.

Si tratta, nel caso della copertura dai danni di un’alluvione, di polizze non molto diffuse, e spesso ‘su misura’, pertanto il premio potrebbe variare sensibilmente a seconda della compagnia assicurativa.

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I consigli per una pelle più giovane

Avere una pelle giovane, radiosa e sana è il desiderio di tantissime persone, uomini e donne di ogni età.

Anche se l’invecchiamento è un processo naturale che coinvolge la pelle in maniera inevitabile, esistono diversi accorgimenti che possono aiutare a mantenere una pelle più giovane e migliorare la sua salute complessiva.

Ne parleremo di seguito, evidenziando alcune evidenze scientifiche e consigli per ottenere una pelle più giovane, luminosa ed in salute. Si tratta di semplici accorgimenti che puoi seguire per prenderti cura della tua pelle e preservarne la giovinezza nel tempo.

Proteggi la tua pelle dai danni del sole

L’esposizione ai raggi solari è uno dei principali fattori che contribuiscono all’invecchiamento cutaneo.

L’esposizione prolungata ai raggi UV può causare danni al DNA delle cellule cutanee, provocando rughe, macchie scure e un aspetto invecchiato.

Per proteggere la tua pelle dai raggi UV, puoi fare quanto segue:

– Applica sempre una crema solare ad ampio spettro con un fattore di protezione solare (FPS) di almeno 30.

– Indossa abbigliamento protettivo, come cappelli a tesa larga e occhiali da sole, per ridurre l’esposizione diretta ai raggi solari.

– Evita l’esposizione al sole nelle ore di punta, quando i raggi UV sono più intensi (solitamente tra le 10:00 e le 16:00).

Mantieni una corretta idratazione

L’idratazione è fondamentale per una pelle sana e giovane. Bere acqua a sufficienza durante il giorno contribuisce a mantenere la pelle idratata e può migliorarne l’elasticità e l’aspetto.

L’acqua aiuta a rimuovere le tossine dal corpo e favorisce la circolazione sanguigna, fornendo nutrienti vitali alla pelle. In genere il consiglio è quello di bere almeno 8 bicchieri d’acqua al giorno (o comunque 2 litri) per mantenere una corretta idratazione.

Puoi migliorare la qualità dell’acqua cui hai accesso dal rubinetto di casa utilizzando un purificatore d’acqua. I purificatori acqua possono rimuovere impurità e sostanze indesiderate, migliorandone la qualità.

In questo modo, potrai usufruire di una fonte di acqua potabile sicura e di qualità per idratarti, senza dover più trasportare le pesanti bottiglie del supermercato.

Segui una dieta equilibrata e ricca di nutrienti

Una dieta equilibrata e ricca di nutrienti può contribuire a mantenere la pelle giovane e sana. Tra i nutrienti più importanti per la salute della pelle possiamo citare:

– Vitamina C: è presente in agrumi, fragole, kiwi, peperoni e broccoli. Aiuta a promuovere la produzione di collagene, una proteina che mantiene la pelle elastica e giovane.

– Vitamina E: è presente in noci, semi, avocado e olio di oliva. La vitamina E è un antiossidante che protegge le cellule della pelle dai danni dei radicali liberi.

– Acidi grassi omega-3: sono presenti in pesce grasso, semi di lino e noci. Questi acidi grassi aiutano a mantenere la pelle idratata e riducono l’infiammazione.

– Zinco: è presente in carne, legumi e noci. È coinvolto nel processo di guarigione della pelle e può aiutare a ridurre l’infiammazione e l’acne.

Evita il fumo e riduci l’alcol

Il fumo e l’eccessivo consumo di alcol possono danneggiare la pelle e accelerare l’invecchiamento cutaneo.

Il fumo ad esempio, contiene sostanze chimiche che danneggiano il collagene e l’elastina, le proteine responsabili dell’elasticità e della struttura della pelle.

L’alcol, invece, può disidratare il corpo e privare la pelle di nutrienti essenziali. Ridurre o evitare il fumo e limitare il consumo di alcol può contribuire dunque in maniera decisiva a mantenere una pelle più giovane e sana nel tempo.

Dormi bene e riduci lo stress

Un sonno di qualità e la gestione dello stress sono importanti per riuscire ad avere una pelle più giovane. Durante il sonno, il corpo ripara infatti i “danni” subiti durante il giorno, inclusi quelli alla pelle.

Una mancanza di sonno può influire negativamente sulla salute della pelle, contribuendo alla formazione di occhiaie, rughe e pelle opaca.

Lo stress cronico può anche avere un impatto sulla salute della pelle, in quanto può innescare infiammazioni e squilibri ormonali.

Pratiche di gestione dello stress, come la meditazione, lo yoga o l’esercizio fisico regolare, possono aiutare a ridurre lo stress e promuovere il rinnovamento della pelle.

In breve

Mantenere una pelle giovane e sana richiede un impegno costante da parte tua, ma ricorda che ogni persona è unica e le cure giuste potrebbero essere diverse.

Se hai specifiche preoccupazioni o bisogni, consulta sempre un dermatologo o un medico specialista per una valutazione ed un trattamento personalizzato.

Come appare evidente, prenderti cura della tua pelle è un investimento per il tuo benessere a lungo termine. Segui questi consigli e goditi una pelle radiosa, giovane e in salute per gli anni a venire.

Identità digitali: 61% degli italiani con SPID, ma la crescita rallenta

A oggi in Italia 36,4 milioni di cittadini maggiorenni e 13mila minorenni hanno attivato SPID.
Si tratta del 61% della popolazione, con accessi totali stabili in una media di 25 l’anno per utente, oltre 1 miliardo nel 2022.
Inoltre, sono in possesso di Carta d’Identità Elettronica 39,3 milioni di italiani.

Ma la versione digitale della CIE, abilitata dall’app CieID, risulta ancora fortemente sottoutilizzata. Solo 4 milioni di utenti la usano per accedere ai servizi online.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital Identity della School of Management del Politecnico di Milano.

Carta d’Identità Elettronica: +23% in un anno

Se le carte d’identità elettroniche sono cresciute del 23% in un anno, SPID sembra aver raggiunto un plateau, assestandosi a un tasso di crescita più contenuto rispetto agli ultimi anni: +9% da gennaio-novembre 2023 contro il +23% del 2022.
Di questo passo, l’obiettivo fissato nel PNRR di raggiungere 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026 sembra ancora lontano.

Un rallentamento che si osserva anche nel confronto internazionale: se in Svezia e Norvegia i sistemi di identità digitale raggiungono già circa l’80% della popolazione, il sistema francese FranceConnect in un anno è salito dal 60% al 61%, quello belga itsme® dal 56% al 58%.
Mostrano un’incidenza inferiore allo SPID italiano, il Chave Movel Digital portoghese (54% della popolazione) e lo SwissId elvetico (39%).

L’European Digital Identity Wallet

Si è concluso il confronto sul fronte normativo di eIDAS 2.0 tra istituzioni europee e Stati membri per la versione definitiva del Regolamento alla base dell’European Digital Identity Wallet, previsto non prima del 2026.
Si sta poi lavorando sull’Architecture Reference Framework, che definisce standard comuni, specifiche tecniche e linee guida per la creazione dei wallet nazionali interoperabili fra gli Stati membri.

Alcuni Stati hanno già iniziato una transizione dei sistemi attivi verso un modello di digital identity wallet. In Francia è stata lanciata l’app France Identité, su cui è possibile memorizzare la versione digitale dei documenti di riconoscimento, mentre in Grecia l’app Gov.gr Wallet consente di dematerializzare CI e patente e utilizzarle per l’accesso a servizi digitali di banche e aziende delle telecomunicazioni, oltre che per il riconoscimento in luoghi fisici.

Verso l’IT Wallet

Nel 2023 l’Italia ha preso decisioni importanti sulla convivenza di SPID e CIE. Nonostante il rinnovo delle convenzioni degli Identity Provider di SPID giunto a maggio 2023 e valido per il prossimo biennio, la strategia dell’attuale Governo è portare questi due sistemi verso la convergenza.

SPID si è ormai consolidato come chiave di accesso ai servizi pubblici, mentre continua a registrare un’adozione inferiore al proprio potenziale nel mondo privato. La CIE, nonostante la diffusione del documento fisico, risulta ancora fortemente sottoutilizzata per accedere ai servizi online nella versione digitale. In questo processo di consolidamento, l’Italia sta definendo la propria strada verso il wallet, costruendo un prototipo nazionale, l’IT Wallet, che dovrebbe essere un’estensione dell’app IO.

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Successo in ambito professionale: come raggiungerlo?

Come si ottiene successo nell’ambito professionale? Basta modificare le abitudini negative e smettere di avere comportamenti poco efficaci.
Il successo spesso è questione di abitudini. È quindi importante sostituire comportamenti ‘sbagliati’ con consuetudini salutari che possono ridefinire il nostro equilibrio in senso migliorativo. In questo modo, sarà più semplice riuscire a raggiungere i nostri obiettivi.

Ma come agire concretamente? Alcuni consigli utili arrivano da Roberto Castaldo, esperto di performance management, founder di 4 Man consulting: “Uno schema efficiente per cambiare le nostre abitudini è la semplificazione così come teorizzato in neuroscienza – spiega l’esperto all’Adnkronos/Labitalia -. In particolare, è possibile modificare il nostro modo abituale di agire grazie alla teoria dei 21 minuti”.

Cos’è la teoria dei 21 minuti?

La teoria dei 21 minuti è un metodo utilizzato da imprenditori, manager e professionisti, ed è finalizzato all’aumento della produttività.

“Concentrandoci su una singola attività per 21 minuti e ripetendola per 21 giorni consecutivi, ostacolo davanti al quale la nostra forza di volontà spesso si arrende, possiamo ottenere risultati importanti, riuscendo a creare nuove e positive abitudini – avverte Roberto Castaldo -. Ogni volta che eseguiamo un’azione, infatti, nel nostro cervello avviene qualcosa di simile all’apertura di un canale. Più eseguiamo questa azione, più apriamo questo canale, facendo spazio a una nuova consuetudine. Lo schema efficiente segue il sistema Idra, e si basa sulla definizione di obiettivi specifici generando un incremento delle performance del 50%. Il primo passo – puntualizza Castaldo – è pensare alla nuova abitudine che si vuole sviluppare”.

Un metodo efficace utilizzato dalle aziende

Il secondo step, è definire nel dettaglio il progetto seguendo un percorso logico fondato su uno schema sequenziale e basato su idee, descrizione risultati, azioni. Per elaborare un’idea, le domande sono: chi sei? Che ruolo hai? Quali sono le risorse a tua disposizione? Poi, descrivere l’obiettivo usando al massimo 250 parole, scrivere cosa si vuole ottenere, ed elaborare un piano di azioni utili al raggiungimento dei risultati che si vogliono ottenere.

“Questa metodologia – aggiunge l’esperto – oggi è utilizzata da molte Pmi in diversi ambiti. Nella governance utilizzando il sistema 21 minuti imprenditori e manager riescono a dedicare periodicamente tempo ad attività di pianificazione strategica, che spesso viene procrastinata e rientra in uno dei motivi di aumento del costo della non qualità”.

Diversi ambiti di applicazione

“Nell’onboarding delle nuove risorse e change management questa metodologia se usata nell’inserimento di nuove risorse in azienda riduce del 62% il tempo di inserimento e il turnover in azienda del 34% – continua ancora Castaldo -. Nelle attività di change management il sistema consente di dedicare tempo alla pianificazione e allo sviluppo, rimanendo altamente produttivi. Molto spesso le attività di formazione e training vengono rimandate a causa di una forte operatività. Questa metodologia consente di investire al meglio in questo fondamentale asset senza intaccare la produttività dello staff”.

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Lavoro agile: quali sono le tendenze europee?

Littler, il più grande studio di diritto del lavoro, ha pubblicato il sesto rapporto annuale, denominato “European Employer Survey Report”, basato su risposte provenienti da quasi 800 hr manager, in-house e imprenditori in tutta Europa.
L’indagine analizza le soluzioni adottate dai datori di lavoro di fronte ai cambiamenti culturali nella gestione dei rapporti di lavoro, focalizzandosi sulla flessibilità come strategia chiave.

Flessibilità è la parola d’ordine

Dopo anni di sconvolgimenti e incertezze, sembra che negli uffici e nelle aziende di tutta Europa si sita consolidando un nuovo modo di operare, con modelli flessibili e ibridi destinati a durare nel tempo. I risultati del sondaggio 2023 di Littler mostrano che il lavoro in presenza e quello a distanza abbiano una distribuzione simile rispetto al 2022, evidenziando una stabilità nella transizione verso nuovi modelli di lavoro.

In Italia, i datori di lavoro sembrano aver adeguato gli orari di lavoro in presenza per soddisfare meglio le preferenze e le esigenze di flessibilità e bilanciamento tra lavoro e vita privata dei dipendenti. Nel 2023, solo un terzo (33%) dei datori di lavoro italiani chiede ai propri dipendenti di essere completamente in ufficio, rispetto al 52% dell’anno precedente. Il 44% offre ora modelli ibridi, evidenziando una significativa transizione verso il lavoro remoto.

Differenze tra Germania e USA

L’indagine evidenzia che, a differenza degli Stati Uniti, dove solo il 16% dei datori di lavoro richiede il lavoro completamente in presenza, in Europa ancora il 30% delle aziende adotta questo approccio. La Germania spicca con solo il 22% delle imprese che impone il ritorno in ufficio. Tuttavia, la resistenza al lavoro in presenza indica un disallineamento persistente tra datori di lavoro e dipendenti.

Sfide e opportunità dell’IA nel settore HR

I datori di lavoro europei stanno esplorando l’uso di strumenti di intelligenza artificiale (IA) nell’ambito delle risorse umane, ma emergono differenze significative nei vari paesi. Sebbene il 61% utilizzi strumenti di AI predittiva per funzioni HR, il 39% non lo fa. In Italia, il 76% utilizza l’AI predittiva, dimostrando una maggiore apertura rispetto a Francia e Germania.

Le grandi questioni sul tavolo

Le questioni sociali e culturali, insieme alle sfide di tipo legislativo legate al luogo di lavoro, sono tra le principali criticità che i datori di lavoro europei devono affrontare. Il 75% ha dichiarato di trovare impegnativo gestire le aspettative poste dai dipendenti in queste aree. Inoltre, il 64% ritiene le questioni legali “ad alto rischio”, tanto che i top manager hanno decisamente alzato l’attenzione su questo aspetto.  

Infine, il rapporto di Littler fornisce un quadro dettagliato delle dinamiche del lavoro in Europa, affrontando anche temi come salute mentale, trasparenza delle retribuzioni, protezione dei whistleblower e iniziative ESG. L’Italia, nonostante le sfide, dimostra una certa lungimiranza nel modernizzare i processi lavorativi  e nell’adozione di strumenti avanzati come l’IA.

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I responsabili marketing della aziende? Ottimisti, nonostante tutto

Nonostante la persistente crisi economica, i responsabili del marketing guardano con ottimismo verso il futuro. Manifestano un alto livello di fiducia,  sono inclini ad investire in attività di costruzione del brand a lungo termine e riescono a proteggere i propri budget.
Il nuovo rapporto “CMO Outlook” di GfK rivela quanto i professionisti del marketing si affidino alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA) e gli insight in tempo reale. Tuttavia, emerge anche un notevole divario tra le aspettative dei marketer e quelle dei consumatori in termini di sostenibilità.

Il valore di un brand “forte”

In un contesto di incertezza economica, i responsabili del marketing potrebbero sentirsi tentati a concentrarsi su attività a breve termine, che producono risultati immediati, riducendo gli investimenti a lungo termine. Nonostante questo approccio tattico possa temporaneamente migliorare i bilanci, gli investimenti nella costruzione e nel mantenimento di un brand forte tendono a ripagare nel lungo periodo.
Un brand solido consente di ridurre i costi di acquisizione dei clienti, migliorare la fedeltà dei clienti, ottimizzare i lanci di prodotti e proteggere i margini anche in periodi caratterizzati da inflazione elevata.

Investimenti a lungo termine 

Fortunatamente, i responsabili del marketing sembrano aver abbracciato questo approccio lungimirante. Il nuovo rapporto “CMO Outlook” di GfK rivela che nonostante le crisi in corso, oltre due terzi (70%) dei leader del marketing a livello internazionale investono oltre il 50% del loro budget in iniziative a lungo termine, come campagne di costruzione del brand. Tra i direttori marketing (CMO), questa percentuale sale addirittura al 78%.

Se si analizzano i dati per settore, i responsabili marketing delle aziende di tecnologia dei consumatori (76%), automotive (76%) e retail (74%) sono quelli che investono di più nelle strategie di costruzione del brand a lungo termine. Anche le aziende B2B mostrano una particolare propensione per gli investimenti a lungo termine.

Il livello di fiducia è alto

Nonostante la crisi, i responsabili del marketing rimangono ottimisti per il futuro. A livello globale, il 61% dei marketer ritiene che il loro settore sia stato colpito più duramente rispetto ad altri dalle turbolenze degli ultimi anni. Tuttavia, esistono differenze geografiche: il 66% dei responsabili marketing in Europa e il 65% in Nord America ritiene di essere stato particolarmente influenzato dalla situazione economica. In Africa e Medio Oriente, solo il 52% è d’accordo con questa affermazione, mentre nella regione Asia-Pacifico questa percentuale si assesta al 55%.

Nonostante ciò, il livello di fiducia rimane alto: quasi tre quarti dei responsabili del marketing dichiara che la propria azienda è cresciuta negli ultimi tre anni. Ancora più alta (78%) è la percentuale di coloro che si dicono ottimisti riguardo al futuro. Questi marketer ottimisti sono anche quelli che si concentrano maggiormente sulle azioni di costruzione del brand a lungo termine (77%), suggerendo un collegamento tra ottimismo e investimenti a lungo termine.

L’analisi dei dati e gli insight sui consumatori

L’analisi dei dati e gli insight sui consumatori sono sempre più importanti per ottimizzare le campagne di marketing. Il 61% dei responsabili marketing dichiara di ricevere insight operativi immediatamente dopo la raccolta dei dati o in tempi brevi, mentre solo il 3% ritiene che la generazione di insight richieda troppo tempo per essere utile.
Le aziende più grandi sembrano avere un vantaggio, poiché più grande è l’azienda, maggiore è la percentuale di insight generati in tempo reale. L’Europa è in testa, con il 33% dei marketer che afferma di ricevere insight in tempo reale, rispetto alla media globale del 26%.
L’integrazione dei dati è il principale ostacolo per ottenere insight in tempo reale, come dichiarato da un terzo dei responsabili marketing a livello globale. Complessivamente, il 44% afferma di voler ottenere maggiori insight utili per le decisioni, mentre il 42% mira a migliorare l’integrazione dei dati nelle proprie aziende.

L’IA entra nei processi  

L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando il modo di lavorare nel campo del marketing. Quasi la metà dei CMO a livello mondiale (45%) dichiara di utilizzare già l’AI, mentre il 40% conosce o utilizza i modelli di machine learning. L’adozione di ChatGPT è stata rapida, con il 36% degli intervistati che lo stavano già utilizzando a marzo 2023.
Inoltre, i marketer che lavorano in grandi aziende sono più familiari con questa tecnologia e sono più inclini a essere early adopter rispetto a quelli che operano in aziende più piccole.

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Commercio digitale: crescita a doppia cifra anche con l’IA

Mancano ancora pochissime settimane al Natale e già si scaldano i motori per lo shopping destinato ai regali. Ma quali saranno le tendenze di acquisto? Risponde a questo quesito lo Shopping Index relativo al terzo trimestre 2023 redatto da Salesforce, che offre un’interessante panoramica dei movimenti dei consumatori.
Nel contesto di una crescita globale del commercio digitale che è rimasta costante (+1%), l’Italia ha registrato un notevole aumento del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, confermando e superando il trend positivo evidenziato nel trimestre precedente, quando la crescita si era attestata all’8%.

Come si evolve il commercio digitale in Italia e nel mondo

In questo contesto di crescita, l’interesse dei clienti per gli acquisti online è rimasto saldo, con un aumento del traffico online del 3% a livello globale e del 7% in Italia. Ciò indica la continua propensione dei consumatori a esplorare prodotti sia attraverso piattaforme digitali sia nei negozi fisici, dimostrando una preferenza per l’utilizzo di entrambi i canali per soddisfare le proprie esigenze di acquisto.

A livello europeo, l’analisi del trimestre rivela un aumento del 9% nel commercio digitale, accompagnato da un incremento del 2% nelle unità per transazione, sebbene il volume complessivo degli ordini sia diminuito del 3%. Questa tendenza può essere in gran parte attribuita all’aumento dei prezzi, con un incremento medio dell’11% nei costi di vendita.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’e-commerce

Uno dei trend più significativi emersi dagli ultimi dati è l’importanza crescente dell’intelligenza artificiale nell’esperienza di acquisto online. Secondo i dati raccolti da Salesforce all’inizio di quest’anno, si prevede che l’IA influenzerà gli acquisti online globali per un valore stimato di 194 miliardi di dollari durante le festività natalizie.
Oltre il 17% dei consumatori ha già utilizzato tecnologie di intelligenza artificiale generativa per cercare e trovare ispirazione per gli acquisti, mentre il 10% prevede di utilizzarle per compilare la propria lista regali. Nel terzo trimestre, il numero di ordini in cui i consumatori hanno seguito raccomandazioni di acquisto generate dall’intelligenza artificiale è aumentato del 6% su base annua a livello globale.

La resilienza degli italiani

Maurizio Capobianco, area vice president di Salesforce, ha commentato la ricerca affermando: “Questi dati indicano chiaramente una tendenza significativa nel comportamento dei consumatori italiani. L’Italia sta dimostrando un notevole dinamismo nel settore del commercio digitale, una conferma della resilienza dei consumatori italiani nonostante i cambiamenti economici globali”.

Le cifre rivelano una crescita significativa del commercio digitale in Italia e il crescente ruolo dell’intelligenza artificiale nell’orientare le scelte di acquisto dei consumatori a livello globale, con implicazioni importanti per il settore dell’e-commerce e le festività natalizie in arrivo.